Il 18 dicembre 2024, la mattina presto, c’è una bella brinata a San Giorgio di Nogaro, a dare quella rassicurante sensazione di inverno per chi come gli studenti dell’Istituto Malignani si stanno recando a scuola. In effetti, la presenza di un anticiclone sub-tropicale, presenza sempre più invadente delle stagioni nostrane, sembra stridere con la presenza del freddo mattutino. Ma in effetti è tutta un’illusione, figlia dell’inversione termica, quasi ultimo baluardo in grado di regalare sensazioni di inverno in era di Global Warming.
Basta salire poche decine di metri, o in collina, per scontrarsi subito con la realtà. Il caldo anomalo se ne sta poco più in alto, paradossalmente. Sul Carso, ad esempio, quello stesso 18 dicembre le temperature salgono a 15.0°C all’osservatorio di Borgo Grotta Gigante. Qui, In quello che da poco è entrato a far parte della Rete degli Osservatori Storici Meteorologici Italiani, ossia quello con più di 30-50 o addirittura 100 anni di osservazioni, si contano sulle dita della mano valori del genere a dicembre. Eppure, il giorno dopo, il 19 dicembre, si salirà a 16.9°C. In montagna, sul Monte Lussari sopra Tarvisio a 1790 m di quota, ci sono +8°C, che saliranno a oltre 12°C all’ora di pranzo.
L’aria fredda è più pesante di quella calda, e quella poca che riesce ad auto-generarsi nelle giornate calme e serene sulle pianure del Nord Italia per perdita di calore infrarosso dalla superficie, se ne sta in basso, invertendo la consuetudine dell’andare in alto per trovare più freddo. Ma questo non è cambiato, è sempre stato così, non è global warming, è l’effetto dell’inversione termica appunto. Quello che è cambiato è il ripetersi, anno dopo anno, stagione dopo stagione, mese dopo mese, di situazioni che nulla hanno a che fare con chi le ha vissute nella sua prima parte di vita, come me. Ho da poco oltrepassato il mezzo secolo di età, e trovo sempre più complesso spiegare come dovrebbe essere, com’era, il clima tipico delle nostre aree ai giovani. Sì, perché chi è nato dopo il 1990 o addirittura dopo il 2000 ha vissuto tutta la sua vita in un’atmosfera già, e sempre più, intrisa di global warming, che non accenna a ripensamenti. Anzi, accelera sempre di più, in un’inesorabile corsa verso l’estremo.
Renato R. Colucci
Ricercatore all’Istituto di Scienze Polari del CNR
docente di glaciologia all’Università degli Studi di Trieste
presidente della Società Meteorologica Alpino-Adriatica
Testo tratto dalla pubblicazione Progetto Giovamenti – Ho caldo!, Edizioni Calembour, marzo 2024.